MACRO IN ECONOMIA

 

  

        Quando ci si avvicina al mondo della macrofotografia si deve fare subito i conti con l’attrezzatura specifica per tale tipologia di foto e ci si accorge immediatamente del suo costo considerevole, infatti gli obiettivi appositamente progettati per tale scopo hanno la caratteristica di permettere la messa a fuoco ad una distanza ridottissima rispetto al soggetto ripreso sono molto costosi.

 

        Facendo un esamina preliminare delle lenti da “macro” si può dire senza timore di smentita che le ottiche oggi in commercio sono di altissima qualità sia quelle prodotte dalle più blasonate case costruttrici come Nikon e Canon per esempio, che quelle prodotte dalle case costruttrici di obiettivi "universali" come Sigma, Tamron o Tokina. Ovviamente queste ultime costano considerevolmente meno rispetto alle cosiddette originali grazie alla possibilità di sfruttare le “economie di scale” che permettono a queste azienda di abbattere sensibilmente i costi di produzione, e di conseguenza i prezzi di vendita, a tutto vantaggio di noi acquirenti finali.

 

        Tralascio tutta la parte tecnica sulla profondità di campo, diaframma e distanza di messa a fuoco in quanto non oggetto di questo lavoro, comunque sappiate che chiudere il diaframma di un obiettivo anche macro oltre una certa soglia si avrà come risultato un sensibile calo di qualità dovuto al fenomeno ottico della diffrazione.

 

        Questo contributo è per chi vuole provare la “macro” e non vuole/può spendere un capitale in ottiche specifiche, infatti se siete interessate e vi armerete di un po’ di pazienza cercherò di spiegare come possiamo ovviare a tale “investimento” con degli accorgimenti piuttosto economici.

 

        Cosa fondamentale nella fotografia macro è “il rapporto di riproduzione” cioè il rapporto che esiste tra le dimensioni reali del soggetto della foto e le dimensioni che lo stesso assumerà sul supporto sensibile sia esso pellicola o sensore digitale (non cambia niente). Più precisamente si parla di macro fotografia quando il rapporto di riproduzione (da adesso “R”) è uguale o superiore a 1:1 cioè le dimensioni che assume il soggetto fotografato sul supporto sensibile è almeno pari alle sue dimensioni reali, mentre quando il R va da 1:3 fino a 1:1 si parla di fotografia ravvicinata o “close up”. Per comodità espositiva parlerò indistintamente dell’una e dell’altra categoria come “macro”.

 

        Prima di continuare direi che è il caso di dare qualche nozione tecnica di meccanica ottica e più precisamente come faccio matematicamente a sapere che R ha una lente????

 

        La risposta è riassunta nella seguente formula:

 

R = ( t / f ) - 1

 

dove “f” è la focale dell’obiettivo e “t” il tiraggio (cioè la distanza tra l’obiettivo ed il piano pellicola/sensore). Quindi è di tutta evidenza che all’aumentare di “t” il nostro “R” aumenta e viceversa.

 

        Che ne direste se vi mostrassi come fotografare ad un R di 1:1, o superiore, con un investimento massimo di poche centinaia di euro o anche meno????? Ovviamente bisogna essere disposti ad avere una perdita di nitidezza ai bordi delle immagini ottenute rispetto a quelle risultanti dall’uso di un’ottica macro ma i risultati sono più che soddisfacenti come potrete vedere.

 

 

        Se siete interessati continuate la lettura………..

 

 

 

        Quello che ci serve innanzitutto è un obiettivo “normale”, cioè un 50mm di buona qualità.

        Ai nostri fini va benissimo, ad esempio, un nikkor af.d 50mm. f. 1,8, del costo di circa 100 euro nuovo (usato ovviamente meno). La dimostrazione è fatta con questa lente semplicemente perché ho un corredo nikon, ma la cosa è assolutamente valida e fattibile con un obiettivo Canon, Minolta, Pentax, Sigma o altri.

 

 

 

        Tutti gli obiettivi per così dire non macro hanno una distanza minima di messa a fuoco intorno a 10 volte la loro lunghezza focale, non fa certo eccezione questa lente che infatti ha una distanza minima di messa a fuoco di 45 cm (esattamente pari a nove volte la sua lunghezza focale) con un R massimo di 0,151.

 

 

        Se focheggiamo con un obiettivo ad infinito avremo un R pari a zero in quanto t = f, nel nostro caso:

 

R = (50 /50) -1 = 0

 

        Ne discende che il nikon preso in esame ha un R compreso tra 0 e 0,151, direi piuttosto pochino che ne dite?

 

        Come possiamo ovviare a questo?

 

        Aggiungiamo tra il corpo macchina e l’obiettivo un “tubo di prolunga”!!!!

 

        Un tubo di prolunga è un accessorio senza elementi ottici al suo interno che ha l’unico compito di allontanare l’obiettivo dal piano della pellicola/sensore, è come dice la parola un tubo vuoto con due innesti maschio e femmina alle estremità!!!

 

 

        Personalmente consiglio di acquistare, anche usati, un set di tubi Kenko che sono ottimi allo scopo e non hanno nulla a che invidiare agli originali Nikon che sono molto più costosi.

        Il set è composto da tre tubi di prolunga, da 12mm, da 20mm e da 36mm.

 

        L’unico inconveniente dei tubi è che non permette la messa a fuoco ad infinito, ma per la macro non è un problema direi. Ovviamente la distanza di messa a fuoco minima sarà di molto inferiore a quella naturale dell’obiettivo.

 

 

        Supponiamo di utilizzare un tubo di prolunga da 20mm sul nostro nikon 50mm, quale sarebbe il nostro R??

 

        Con l’inserimento del tubo, nella nostra formula, “t” aumenta e quindi aumenta anche R e cioè:

 

R = 70 / 50 -1 = 0,40

 

        Quindi focheggiando con l’obiettivo a infinito avremo un R di 0,40 cioè 1:2,5.

 

        Ma se volessimo usare l’obiettivo con il tubo invece che impostando la ghiera delle distanze a infinito a 45 cm. dovremmo calcolare il tiraggio a questa distanza e poi il nuovo R.

 

  

 

        Si deve ricalcolare il tiraggio perché se ruotiamo la ghiera delle distanze da infinito a 45cm vedremmo che l’obiettivo di allunga e quindi aumenta “t”, questo diventa pari a:

 

t = (R + 1) x f = (0,151 + 1) x 50 = 57,55 cm

 

 

 

 

quindi R dell’obiettivo + tubo focheggiato a 45cm sarà:

 

    

R = ((20+57,55) / 50 ) – 1 = 0,551 cioè 1:1,81

 

Quindi il nostro cinquantino con un tubo di prolunga da 20mm avrà un R compreso fra 1:1,81 (con messa a fuoco a 45cm., la distanza minima) e 1:2,5 (con messa a fuoco ad infinito).

 

 

       

        A questo punto come faccio a raggiungere il fatidico R 1:1 o 1x???

 

        Utilizziamo un tubo di prolunga più lungo, più precisamente ne usiamo due, uno da 36mm e uno da 12mm per un allungamento complessivo di 48mm.

 

 

 

       Se procedete al ricalcalo dei R come sopra arriverete ad avere un R compreso tra 1,111 cioè 1,11:1 e 0,96 cioè 1:1,04!!!!!

 

       Direi che non è male no!!

 

     Se volessimo un R ancora superiore potremmo aggiungere a questa ultima combinazione un moltiplicatore di focale 1,4x, 1,7x o 2x da inserire tra il corpo macchina e i tubi di prolunga ottenendo così rispettivamente i seguenti R: 1,554x, 1,887x e 2,22x.

 

 

        La medesima procedura è utilizzabile anche teleobiettivi fissi o zoom che permettono una distanza di lavoro superiore a parità di R.

 

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        Se però vogliamo applicare quanto detto sopra ad ottiche con lenti “flottanti”, il discorso non è del tutto valido. Infatti gli obiettivi con queste caratteristiche sono progettati in modo tale che al variare della distanza di messa a fuoco le dimensioni dell'obiettivo non varino in quanto ci sono delle lenti all’interno che compensano il mancato allungamento, in conseguenza di ciò al diminuire della distanza di messa a fuoco diminuisce la lunghezza focale effettiva.

 

        Prendiamo ad esempio il vecchio, ma pur sempre molto valido, Sigma 400mm f. 5,6 Apo Macro af-d (ma andrebbe benissimo qualsiasi altro obiettivo a lenti flottanti), questa ottica ha un R di 1:3 ad una distanza minima di messa a fuoco di circa 1,6 metri, ma a questa distanza l’obiettivo non è più di 400mm effettivi.

Per sapere qual è la lunghezza focale dobbiamo applicare la seguente formula:

 

f = d / (1/r + r +2)

 

dove “d” è la distanza minima di messa a fuoco, nel nostro caso 1600 cm.

 

f = 1600/(1/0,333 + 0,333 + 2) = 300 mm

 

t = 1,333 x 300 = 400 mm

 

 

        Adesso che conosciamo la focale effettiva ed il tiraggio di questo obiettivo alla minima distanza di messa a fuoco possiamo tranquillamente applicare la formula precedente per sapere quale R avrò se utilizzo anche in questo caso i tubi.

 

        Supponiamo questa volta di usare un tubo da 36mm ed uno da 12mm simultaneamente:

 

R = (400+36+12) / 300  - 1 = 0,493

 

        Quindi un R di 1:2,03 alla seguente distanza dal soggetto:

 

d = 300 x (1/0,493 +0,493 + 2) = 66,35 cm

 

        In definitiva avremo quasi un 1:2 a oltre 66 cm di distanza di messa a fuoco, che diventa 1:1 se utilizzassimo un moltiplicatore 2x, non male no??

 

 

        Questo mio breve contributo, lungi dall’essere esaustivo dell’argomento, spero che sia stato abbastanza interessante e abbia chiarito un po’ le idee a chi si sta avvicinando alla macrofotografia e non ha o non vuole spendere molti soldi ottenendo buoni risultati.

 

        Grazie per essere arrivati alla fine dedicandomi un po’ del vostro tempo!!!

 

 

COME AL SOLITO SONO GRADITI COMMENTI E SUGGERIMENTI.

 

BUONA LUCE A TUTTI!!!